Negli ultimi anni, le criptovalute hanno guadagnato sempre più popolarità, attirando non solo investitori privati, ma anche un crescente interesse da parte di imprese e professionisti. Tuttavia, con la diffusione di queste nuove forme di investimento digitale, si sono anche moltiplicate le domande sugli obblighi fiscali e dichiarativi.
La tassazione delle criptovalute per le persone fisiche
Se possiedi criptovalute e hai residenza fiscale in Italia, la legge prevede obblighi dichiarativi e impositivi specifici. Questo significa che ogni contribuente deve dichiarare nel quadro RW l’importo del proprio portafoglio di criptovalute al 31 dicembre dell’anno fiscale precedente.
Perché questa dichiarazione è obbligatoria?
Il monitoraggio fiscale, ovvero la fotografia del tuo portafoglio di criptovalute, ha un duplice scopo:
- Permettere all’Amministrazione Finanziaria di tracciare la detenzione di beni digitali fuori dal circuito degli intermediari italiani.
- Prevenire eventuali problemi futuri legati a normative antiriciclaggio, soprattutto in caso di conversione delle criptovalute in euro su conti correnti.
La storia normativa: come siamo arrivati a questo punto?
Tutto parte dall’articolo 4 del DL 167/1990, che impone alle persone fisiche, agli enti non commerciali e alle società semplici di dichiarare nella dichiarazione dei redditi annuale tutte le attività finanziarie detenute all’estero suscettibili di produrre redditi imponibili in Italia. Questa norma introduce il concetto di monitoraggio fiscale, che si traduce nella compilazione del quadro RW.
Già con la Circolare 38/E/2013, l’Agenzia delle Entrate aveva chiarito che sono soggette allo stesso obbligo anche le attività finanziarie estere detenute in Italia al di fuori del circuito degli intermediari residenti. Con la Legge di Bilancio 2023 (L.197/2022) si è arrivati a disciplinare le criptovalute in modo specifico da un punto di vista fiscale.
Cosa significa in pratica per per le persone fisiche non imprenditori? Se detieni criptovalute fuori dal circuito bancario italiano, queste devono essere dichiarate nel quadro RW, proprio come qualsiasi altra attività finanziaria estera.
Le regole nel dettaglio: come dichiarare correttamente le criptovalute nel quadro RW
L’Agenzia delle Entrate, nella risposta a interpello 788/2021, ha fornito una serie di indicazioni operative:
- Per compilare il quadro RW, il controvalore in euro delle criptovalute detenute al 31 dicembre deve essere determinato al cambio del sito presso cui sono state acquistate.
- Ogni anno, il contribuente deve aggiornare il quadro RW con il controvalore delle criptovalute detenute a fine anno, oppure alla data di vendita se sono state cedute nel corso dell’anno.
- Le criptovalute non sono soggette all’IVAFE (Imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero) per le persone fisiche residenti, poiché questa imposta si applica solo a depositi e conti correnti di natura bancaria.
Cosa cambia per le persone fisiche dal 2024: arriva l’imposta sulle cripto-attività (IC)
Un passaggio fondamentale, introdotto con effetto dal 2024 (con riferimento all’anno fiscale 2023), è la nuova IC - Imposta sul valore delle cripto-attività. Si tratta di una vera e propria imposta patrimoniale sulle criptovalute, pari allo 0,2% del valore del portafoglio al 31 dicembre dell’anno di riferimento.
Attenzione: l’imposta è proporzionale ai giorni di possesso delle criptovalute. Se una persona fisica ha detenuto un Bitcoin per 180 giorni, la tassa sarà calcolata su quei 180 giorni, non sull’intero anno.
Le persone fisiche devono dichiarare anche un euro in criptovalute?
Sì, anche un solo euro in criptovalute va dichiarato. La soglia di 2.000,00 euro per la tassazione delle plusvalenze, è stata eliminata. Non esiste più alcun limite minimo. Ogni plusvalenza generata dalla cessione di criptovalute va dichiarata nel quadro RT, indipendentemente dall’importo.
Le sanzioni in caso di omissione o errore
In caso di mancata dichiarazione, le sanzioni variano dal 3% al 15% del valore non dichiarato. Questo vale sia per le persone fisiche che per le imprese. Nessuna esenzione è prevista per "piccole dimenticanze". La trasparenza è fondamentale.
L’unico caso in cui la dichiarazione può essere omessa è la perdita totale delle criptovalute, documentata con prove relative alla perdita delle chiavi private o a un furto.
Come compilare correttamente il quadro RW
La dichiarazione si presenta attraverso:
- quadro RW del modello Redditi Persone Fisiche (o quadro RW del modello 730);
- Questa sezione è destinata a tutte le attività finanziarie detenute all’estero, comprese le criptovalute.
Cosa indicare?
- La tipologia di attività (criptovalute, conti, titoli, ecc.);
- Il valore iniziale e il saldo al 31 dicembre;
- Il periodo di possesso;
- La percentuale di possesso.
Ogni wallet o conto deve essere dichiarato separatamente. Per ciascuno, si deve compilare una riga nel quadro RW, inserendo tutte le informazioni richieste nelle 34 colonne previste.
Se si possiedono più di cinque wallet, è necessario duplicare il quadro RW.
E per le imprese? Ecco la tassazione
Contrariamente alle persone fisiche, essere in possesso di criptovalute è un’attività che risulta ancora poco sviluppata nelle imprese in Italia. Tuttavia, anche in questo caso è bene non incorrere in errori.
Le imprese che detengono criptovalute devono considerare non solo gli aspetti fiscali, ma anche quelli contabili legati alla rappresentazione in bilancio di questi asset digitali. La normativa italiana prevede che le cripto-attività siano soggette a tassazione solo al momento del realizzo, ossia quando vengono convertite in moneta a corso legale o utilizzate per acquisire altri beni e servizi.
Con la Legge di Bilancio 2023, è stato introdotto il comma 3-bis all’articolo 110 del TUIR, che stabilisce che le valutazioni periodiche delle criptovalute non concorrono alla formazione del reddito d’impresa. Questo significa che le plusvalenze o minusvalenze derivanti da fluttuazioni di valore non sono tassate fino al momento della loro effettiva cessione o permuta.
📌 Aspetti contabili e fiscali chiave per le imprese:
- Le criptovalute non vengono considerate strumenti finanziari, ma possono essere classificate come attività immateriali o rimanenze di magazzino, a seconda dell’uso che ne fa l’azienda.
- Non è prevista tassazione sulle variazioni di valore a bilancio, ma solo sulle plusvalenze effettivamente realizzate.
- Se un’impresa vende criptovalute ottenendo una plusvalenza, questa sarà tassata come reddito d’impresa e soggetta all’aliquota IRES e IRAP applicabile.
Questa regolamentazione consente alle imprese di detenere criptovalute come riserva di valore senza subire imposizioni su oscillazioni di mercato, offrendo maggiore flessibilità nella gestione della tesoreria aziendale.
Il nostro consiglio operativo
Conservare sempre un prospetto Excel aggiornato, contenente:
- tutte le movimentazioni di ogni wallet;
- le diverse valute detenute;
- le date di acquisto, vendita e conversione.
Questo documento sarà essenziale per una corretta compilazione della dichiarazione e in caso di eventuali controlli.
Conclusioni: affidarsi a un consulente esperto è la scelta più sicura
La fiscalità delle criptovalute è ancora in evoluzione. Le norme italiane si stanno adattando a una realtà che corre veloce, e nei prossimi anni sono attese ulteriori novità. Restare aggiornati non è semplice, specialmente per le persone fisiche che gestiscono portafogli digitali di una certa rilevanza.
Inoltre, il trattamento fiscale delle plusvalenze derivanti da criptovalute è stato recentemente ridefinito, con regole più stringenti e puntuali.
Se hai dubbi su come dichiarare le tue criptovalute, la cosa migliore è affidarsi a un commercialista esperto in materia fiscale e di criptovalute. Il nostro studio è a tua disposizione per assisterti nella compilazione del Quadro RW e nella gestione fiscale degli investimenti in criptovalute.
Per risolvere qualunque dubbio e ricevere un supporto completo, contattaci allo 049 851588 oppure via Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..